lunedì 30 giugno 2014

Weather as a force multiplier - Owning the weather in 2025

Weather as a force multiplier - Owning the weather in 2025
Questo è uno dei documenti più spesso presentati e citati dai sostenitori dell’esistenza delle scie chimiche.
E’ uno studio fittizio, ovvero che esplora come le eventuali possibilità di modifica del tempo, possano influire ed aiutare le operazioni militari, se le scoperte in questo campo, andassero avanti come indicato nel documento stesso.
Che non sia da prendere diversamente da una serie di speculazioni sulle possibilità eventuali, è chiaro fin dal famoso disclaimer, iniziale:
”Questo report contiene una rappresentazione immaginaria di scenari/situazioni future. Ogni similitudine con persone o eventi reali, oltre a quelle specificatamente citate, sono non intenzionali e sono a solo scopo illustrativo”
Come lo ha definito Marco Gmerk Germani questo documento si riassume in "Se avessi del prosciutto, potrei farmi un panino, posto che trovi del pane".
Tuttavia, leggendolo si possono trovare informazioni interessantissime.

1) Prima di tutto, si nota a pag. VII, quando si definisce la matrice delle possibilità operative, che nel determinare le operazioni per il degrado delle forze nemiche, la parte di disturbo radar e delle comunicazioni, è relegata allo Space Weather.
Nello specifico, (si vede bene da pag. 25 in poi), il documento ipotizza di modificare le proprietà della ionosfera, per disturbare sia i radar che le comunicazioni, mediante l’attenuazione, lo scatter, l’assorbimento, o degradare le stesse mediante scintillazione o perdita di energia.
E’ interessante vedere che il tanto paventato movente delle scie chimiche, ovvero il miglioramento delle trasmissioni radio e radar, nel loro documento principale non è affidato alle scie, ma a una tecnologia molto più simile a Haarp.

2) A pag. 6, nell'ultimo paragrafo, si nota una dichiarazione circa lo stato delle cose relative a quando si scrisse il documento, ovvero “Dall'altra parte, le applicazioni di modifica del tempo proposte in questo report variano da tecnicamente provate a potenzialmente fattibili. Sono anche simili nel fatto che attualmente nessuna di queste è impiegata, o selezionata per essere impiegata dalle nostre forze operative”
In buona sostanza, il documento stesso dice che all'epoca le tecniche di modifica non era né impiegate, né in progetto, seppure alcune esistessero.

3) A pag. 13, quando si comincia ad esaminare le possibilità di modificare le precipitazioni, il documento propone una tecnica interessante, e cioè spargere il nerofumo come elemento per la modifica del tempo.
Il paper a cui fa riferimento (Weather Modification by Carbon Dust Absorption of Solar Energy), si trova in http://journals.ametsoc.org/doi/pdf/10.1175/1520-0450(1976)015%3C0355%3AWMBCDA%3E2.0.CO%3B2
Tra tutte le casistiche mostrate dal documento, è quella che dovrebbe interessare maggiormente gli sciachimisti. E’ uno studio preliminare che ipotizza l’utilizzo delle particelle incombuste rilasciate dal motore dell’aereo opportunamente modificato per dosare appunto polvere nerofumo, ottenuta anch'essa dalla combustione di un idrocarburo, ma non lo stesso che alimenta i motori, e che successivamente sfrutta la capacità di assorbimento dell’energia solare dello stesso, per far piovere e addirittura favorire la creazione di nuvole.
E’ solo uno studio fittizio, e suggerisce una concentrazione tale di nerofumo, che la scia si vedrebbe, a differenza della parte non visibile degli attuali scarichi degli aerei. (A pag. 360 dello studio sopra citato, si afferma che modificando di poco i motori disponibili all'epoca (1970) possono essere disperse particelle con un rateo da 9 a 13 tonnellate di idrocarburi per ora, per motore, e la metà di questo peso, risulterebbe in particelle disperse.
In buona sostanza, sappiamo che tale procedimento non è in atto perché le scie sarebbero nere, e non bianche.

4) A pag 16, il documento attesta una cosa importantissima:
”... le precipitazioni possono essere “forzate” a cadere prima del loro arrivo nel territorio desiderato, rendendolo così “secco”. ...”
Quando nel documento si parla di soppressione delle precipitazioni, il sistema proposto è FAR PIOVERE DA UN’ALTRA PARTE. Quindi anche qua si evince che non esiste la distruzione dei cumuli, in quanto il cloud seeding igroscopico, comunque lo si pratichi, per distruggere una nuvola o impedire che precipiti, fa in modo di farla precipitare prima che arrivi a destinazione.
Altrettanto interessante, è che nel documento non si menzionano mai né Bario in nessuna forma, né cose come gel al Silicio o altro.

5) A pag. 18, parlando di modifica e controllo delle tempeste, c’è un altro interessante passaggio:
” Comunque, come ci si aspetterebbe basandosi sul livello di energia di una tempesta, la letteratura scientifica corrente, indica che ci sono limiti fisici definiti sull’abilità umana di modificare i sistemi di tempesta. Tenendo questo in considerazione, assieme con considerazioni politiche, ambientali, economiche, legali e morali, confiniamo la nostra analisi delle tempeste a temporali localizzati e di conseguenza non consideriamo più grandi sistemi tempestosi, come ad esempio uragani o intensi sistemi di bassa pressione”
Questo per far notare che perfino in un documento immaginario, si rinuncia alla possibilità di creare catastrofi naturali, conoscendo l’energia in gioco.
Inoltre è interessante vedere che esaminando cosa si potrebbe fare riguardo alle tempeste, gli utilizzi importanti sono due: uno è quello di conoscere meglio i meccanismi predittivi delle stesse, per portare in anticipo gli aerei amici, lontano da zone pericolose. L’altro è quello di utilizzare tecniche per sopprimere fulmini (a scopo di sicurezza) lanciando chaff nella nube o di scatenare fulmini (per scaricare in fretta la nube temporalesca) lanciando un razzo dentro alla nube.
6) Successivamente il documento si dilunga un sacco sulle possibilità della modifica della Ionosfera.
Da questo, probabilmente, viene generata molta della sfiducia sul progetto Haarp. Il documento cita un paio di studi, dove si evidenzia come la modifica della Ionosfera mediante onde ad alta frequenza (HF), per poter creare specchi ionosferici artificiali, atti a riflettere le onde radio, da usare per aumentare il range delle proprie comunicazioni, o impedire l’arrivo al satellite di quelle nemiche.
Nessun’altra ipotesi o addebito, viene fatto a questa tecnologia. Né modifica climatica, né terremoti, né altro.

7) Per finire, l’ultima parte pag. 27, si occupa di “tempo artificiale” ovvero non di soppressione o miglioramento delle condizioni già esistenti, ma della creazione ex novo di condizioni meteorologiche specifiche, su richiesta.
Qua siamo letteralmente nel campo delle ipotesi fantascientifiche, e per la prima volta si parla di smart clouds e di nanotecnologia. Ma seppur uno studio sulla nanotecnologia viene citato, nessuna reale prospettiva a parte un paio di speculazioni, viene realmente affrontato.

8) Ciliegina sulla torta, a pag. 34, c’è lo schemino utilizzato nelle 10 prove sull'esistenza delle scie chimiche, di Massimo Mazzucco, alla prova n. 7.
Prova nella quale lui chiedeva
“7 - Se l'utilizzo dei composti chimici per la modificazione dell'atmosfera e quello dei veicoli aerei per la disseminazione non fossero già stati disponibili nel 1995, perché gli autori della ricerca non li hanno contrassegnati con l'asterisco che individua proprio le potenziali tecnologie ancora da sviluppare?”
ma a pag. 33 c’è scritto: “Come utenti primari, i militari rimarranno i principali sviluppatori delle tecnologie segnate con un asterisco. Il settore civile sarà la principale risorse per le rimanenti tecnologie”
Ovvero, l’asterisco non designa cosa è da sviluppare e cosa no, ma solo chi lo sviluppa.
N.b.: La traduzione inglese è opera mia, e può essere soggetta ad errori. Ho linkato il documento originale, per correttezza, e chi può è pregato di verificare il testo originale.

I Bias 2, la vendetta – Ovvero istinto Vs razionalità

Ci tengo a insistere su questo commento, perché uno dei problemi dei bias, è che chi ne é affetto non è in grado di accorgersene, molto spesso. I bias sono un meccanismo istintivo, e la dose di razionalità richiesta necessaria a vincerli è elevata.
1 – Un esempio di aviazione.
Chi comincia il corso di ultraleggero, resta spesso spiazzato inizialmente perché la quantità di preconcetti che deve eliminare prima di poterne pilotare uno è enorme. Tanto per fare un esempio, chiunque abituato a guidare un’automobile sa che si volta con le mani, e si accelera con i piedi. Normalmente su un piccolo aeromobile, è l’opposto: a terra si curva con i piedi mentre la velocità è determinata con la mano.
Per cui l’addestramento su di un aeromobile, serve proprio per eliminare l’istinto imperante da parte del pilota e sostituirlo con le procedure sia imparate a memoria, sia capite a fondo. Ma veniamo al nostro esempio.
2 – L’angolo di incidenza.
(Nota per i puristi dell’aviazione, le spiegazioni che seguono, sono per chiarire il concetto dello spiegone, per cui sono semplificate in buona parte, non vogliatemene)
Mentre un aereo vola attraverso una massa d’aria, la stessa che gli scorre addosso viene detta vento relativo. (Relativo, perché lo si sente solo rispetto all'aereo: se l’aereo si potesse fermare di colpo a mezz'aria come un pallone aerostatico, si muoverebbe assieme alla massa d’aria, e per lui il vento sarebbe nullo)
L’angolo tra il vento relativo e l’ala (o più precisamente la corda alare http://it.wikipedia.org/wiki/Corda_alare ) viene detto angolo d’incidenza (o angolo d’attacco). L’angolo d’incidenza è fondamentale nel volo. Si gestisce principalmente usando la barra di comando (o la cloche, a seconda). Con alti angoli d’incidenza, la velocità dell’aereo è bassa, con bassi angoli d’incidenza, invece, la velocità sarà alta. Questo è uno dei motivi per cui gli aerei atterrano con assetti cabrati, prima di toccare sulla pista. L’aereo che punta leggermente in alto, permette all'ala di scontrarsi col vento relativo, con un alto angolo d’incidenza e quindi andare più piano.
Esiste però, un angolo limite, detto angolo critico, oltre il quale l’ala non genera più portanza sufficiente a sostenere il peso dell’aereo. Quando l’ala raggiunge questa condizione, si dice che è in stallo. Quando l’ala è in stallo, l’aereo perde rapidamente quota, praticamente cade.
Ora, in una situazione del genere (ammesso e non concesso che capiti ad una quota tale, per cui ci sia il tempo di fare qualcosa), se seguissimo l’istinto, ci verrebbe da tirare la barra verso di noi, per sollevare il muso dell’aereo e contrastare la caduta. Niente di più naturale. Niente di più sbagliato. Se teniamo tirata la barra verso di noi, l’ala continuerà a mantenere il suo angolo d’attacco elevato, e l’aereo non uscirà dalla situazione di stallo, continuando a cadere. Se invece seguiamo la logica, capiamo che stiamo stallando e che la cosa è dovuta all'angolo d’attacco elevato, invece che tirare la barra verso di noi, la allontaneremo, facendo puntare il muso dell’aereo verso il basso (completamente innaturale, certo), ma riducendo così l’angolo d’attacco, permettendo all'aereo quindi di accelerare e di ricominciare a volare. Riottenuti l’angolo e la velocità necessari, avremo riottenuto anche il controllo dell’aereo e saremo usciti dallo stallo. A quel punto si può di nuovo risollevare il muso e riprendere il volo.
Ovviamente, questo è un caso estremo, ma spiega bene il concetto che l’istinto è fondamentale, ma spesso la logica può dove questo non riesce, e che occorre una grande forza mentale, per abbandonare le certezze dell’istinto.
3 – Il Bias
Di recente, stavo affrontando una discussione sulle scie. Sia io che l’interlocutore eravamo molto pacati. Io da un lato proponevo la mia solita spiegazione del perché il cielo e cambiato, del perché le scie si notano di più adesso, ma soprattutto del perché non si notavano prima (cosa dovuta ai bias).
Non mi è mai venuto in mente, ma io sono la prova vivente, che le scie si notano solo quando le si tengono in considerazione. Sfogliando le mie foto digitali (ne ho dal 2000 ad oggi), ho foto delle scie solo da quando ho cominciato ad interessarmene, cioè dal 2011. Prima, di foto di scie (pur avendo un sacco di foto), ne ho trovata una sola, del 2008. Quindi devo dedurre secondo il loro stesso ragionamento che prima del 2011, le scie chimiche non esistevano? Devo seguire il mio bias? O devo dar retta alla logica, ed alla ragione? 
4 – Chi è affetto da bias non se ne rende conto.
La discussione di cui sopra è terminata così:
Io: “Qua siamo ad un punto morto. Io continuerò a guardare paper e calcoli, poiché molti di quelli li posso verificare di persona, e molti sono verificati dalla peer review (che ti giuro, è avida di trovare errori).”
Lui: “Il mio (approccio NdR) è vero, si basa essenzialmente su una delle poche cose di cui posso ancora fidarmi, ovvero la mia memoria ed i miei occhi.
Ed è per questo che, in generale, tendo un po' a diffidare da spiegazioni date come scientifiche, quando queste sento che non combaciano con quella che è la percezione di un evento osservato... quando senti che sfuggono a quel minimo senso di logica e di ragione che ciascuno di noi credo abbia, pur non essendo degli scienziati o plurilaureati.”
Per cui, non importa quante prove, documenti, e obiezioni porti. La logica, di chi sta incorrendo in uno o più bias, è determinata solo dal fatto che ritiene logico e razionale, quello che conferma il suo istinto (la sua memoria e quello che lui vede).
E contro questo c’è poca speranza.

RFMP e VTRPE

Tornando alla primissima volta, in cui sentii parlare di scie chimiche in vita mia, incappai in una raccolta di brevi video prodotti da Tankerenemy. In uno di questi
la voce narrante, spiegava che esistevano dei programmi informatici militari che consentivano di monitorare il campo di battaglia in configurazione tridimensionale. Siccome, il radar che dovrebbe sviluppare le immagini, funziona solo sopra l’acqua ma non sulla terra, verrebbe sparso del bario in atmosfera, per creare un condotto (“duct”) per il segnale radar, così da poter monitorare il terreno.
Sempre sul progetto RFMP VTRPE, lo stesso autore pubblica anche un altro video
Dove ripete bene o male i concetti sopra esposti, ma relegando ai satelliti la capacità di prelevare immagini dell’area, congiungendole a quelle riprese dai mezzi in volo.
E di recente ha pubblicato un articolo su Edward Teller dove ritorna (velocissimamente) sulla questione.
1 – Lo scoop non è suo
Tanto per cambiare, tutta la faccenda, non è frutto di una ricerca indipendente reale (ovvero spulciare tra gli archivi e fare sperimentazioni di verifica), ma di una copiatura dal sito di Carnicom (da dove provengono parecchie cose dei “primi tempi” della bufala “scie chimiche”).
2 – Sono modelli matematici.
R.F.M.P. ovvero Radio Frequency Mission Planner (cioè pianificatore delle radio frequenze per la missione) è un tool software che aiuta a pianificare come gestire le radio frequenze.
E’ talmente segreto, che c’è un tutorial sul web su come usarlo.
Il V.T.R.P.E. (quando non lo scrivono invertendo le lettere ...) è invece un modello matematico che è alla base del tool RFMP. Serve per descrivere la propagazione delle onde radio. Sta per Variable Terrain Radio Parabolic Equation, ed è appunto un modello matematico molto preciso della propagazione radio che tiene conto di un sacco di fattori.
Altrettanto segreto, qui http://www.dtic.mil/dtic/tr/fulltext/u2/a323189.pdf lo studio sull'affidabilità.
3 – Le informazioni del terreno
Le informazioni del terreno, non sono lette dai satelliti durante la battaglia, o fornite dalle immagini degli elicotteri di supporto, ma fanno già parte del software, come confermato anche in “MODERN HF MISSION PLANNING COMBINING PROPAGATION MODELING AND REAL-TIME
ENVIRONMENT MONITORING” di D. Brant, G.K. Lott, S.E. Paluszek, BE. Skimmons, a pag. 333 dove dice: “The user opens a map window of the operating area. Selections include Digital Chart of the World, World Database III, and other chart Products” che tradotto vuol dire “L’utente apre una finestra mappa dell’area operative. La selezione include Digital Chart of the World, World Database III e altri prodotti di cartografia”
Alla fine il tool software, mostra sì una vista in 3D, colorata a seconda della propagazione del segnale. E serve appunto per valutare come funzioneranno le comunicazioni radio (si evince dal colore calcolato dal modello matematico) e di conseguenza anche le funzionalità del radar, a seconda del terreno e in particolari condizioni meteo.
4 – Il “condotto” (“duct”)
Il fatto che si debba creare un condotto in atmosfera è puro misunderstanding. L’effetto condotto, è una anomala propagazione del segnale radio, dovuto ad un effetto di rifrazione per via della densità più grande del normale, del tratto di atmosfera attraversata. Le due immagini che vengono sempre mostrate (una senza l’effetto condotto e l’altra con..) servono in realtà a indicare che il software è in grado di simulare anche quel particolare effetto, fondamentale per capire se le comunicazioni avranno successo oppure no.
Qui http://www.dtic.mil/dtic/tr/fulltext/u2/a248112.pdf a pag. 27, l’esempio del VTRPE col calcolo dell’effetto condotto.
Qui http://www.crh.noaa.gov/Image/ind/APDopplerRadarCuriosities.pdf alla terza pagina, la spiegazione dell’effetto condotto, con esempi.
5 – Bario?
Non c’è nessuna indicazione, né nei paper relativi al RFMP, né in quelli relativi al VTRPE, dell’impiego di bario per il loro utilizzo.
Posso solo immaginare che, dato che una tempesta o le nuvole, portino all'effetto condotto, e quindi a una anomalia del radar, qualcuno abbia collegato uno dei tanti millantanti falsi (ed errati) brevetti per il quali il bario renderebbe asciutta l’atmosfera e quindi il radar ci vedrebbe meglio.
Inoltre Tankerenemy differisce nell'errore da Carnicom. Secondo il primo, sarebbe il particolato di bario, che essendo elettro-conduttivo (??) creerebbe il canale (errata concezione di duct, ovvero condotto) per la trasmissione radio. Secondo Carnicom, il bario impedirebbe alle nubi di piovere, e rimanendo in aria piegherebbero le onde radio, creando un effetto condotto, che permetterebbe di oltrepassare l’orizzonte.
6 – Facciamo ancora più confusione
Nell'articolo su Edward Teller, ad un certo punto, l’autore afferma:
" Il progetto dell’aeronautica militare V.R.T.P. e quello della Marina R.F.M.P. (V.T.R.P.E.) includono l’impiego di particolato metallico composto da fibre dall’alluminio (chaff) ([2025] Weather as a Force Multiplier: Owning the Weather in 2025).”
A parte che in Owning the Weather in 2025, non si parla MAI di VTRPE o di RFMP. E l’unica volta in cui si parla di usare chaff per modificare il tempo atmosferico, è per mitigare i fulmini e non ha nulla a che vedere coi due progetti in questione.
(Oltretutto Ownin the weather non fa nemmeno DIRETTO riferimento all’uso di chaff, ma a pag. 19, quando parla di “triggering lightning” fa riferimto al paper Heinz W. Kasemir, “Lightning Suppression by Chaff Seeding and Triggered Lightning,” in Wilmot
N. Hess, ed., Weather and Climate Modification (New York: John Wiley & Sons, 1974), 623–628.)
7 – Il filmato preso da Red Flag
Nel secondo filmato, proposto all'inizio dell’articolo, per concludere è divertente notare che è stato mescolato un video di un’esercitazione militare, che nulla ha a che vedere coi progetto RFMP e VTRPE, con la voce e le scritte aggiunte da Tankerenemy
Inoltre, se si ascoltano le parole in sottofondo, in inglese, si sente chiaramente che si tratta di una simulazione di guerra su larga scala, che gli awcas (gli aerei col radar a disco sopra) forniscono supporto tattico ma controllano anche la missione (più tardi l’istruttore criticherà un pilota per una quasi collisione) e al minuto 00:41 si sente la frase “Each aircraft broadcasts real-time telemetry that appears as three-dimensional imagery onboard the Awcas”, che tradotta è “Ogni aeromobile trasmette telemetria in tempo reale che appare come immagine tridimensionale a bordo dell’awcas”
Ovvero la situazione dei rispettivi aerei è trasmessa dagli aerei stessi al sistema di supporto dell’awcas. Per il monitoraggio del campo da battaglia, anche nel video non viene menzionato né RFMP né VTRPE.
E se si finisce di ascoltare l’originale voce in inglese sotto (cercando di non sentire la voce italiana aggiunta dopo) si nota che non vengono mai menzionati bario, alluminio, chaff o composti igroscopici.
Mi stupisco ancora di quanta fuffa ci sia all'origine di tutta la vicenda.

Un po’ di Storia

Un altro spiegone non prettamente scientifico e molto personale ma comunque molto attinente. Mentre preparavo lo spiegone relativo ad alcuni modelli matematici, che da tempo veninvano incriminati di essere uno dei moventi delle scie chimiche (vedrete il prossimo spiegone su RFMP e VTRPE), dato che la questione è abbastanza vecchiotta (il video in cui il sedicente ricercatore indipendente Marcianò esponeva la cosa, è del 13 maggio 2008, ma si riferisce a ricerche in realtà di Carnicom del 5 giugno 2001) mi è ricapitato di leggere nuovamente, moltissimi blog e forum relativi alla questione scie chimiche.
Nel rituffarmi nella storia della questione scie chimiche, sono stato colpito da sensazioni diverse, mescolate ma ben definite, che volevo esporre con voi.
Ma prima, appunto un pochino di storia.
In Italia, in internet, la massiccia divulgazione del fenomeno scie chimiche, ha avuto inizio attorno al 2005, con la formazione del sito www (punto) sciechimiche (punto) org, sito che ha cercato di essere un punto di raccolta di informazioni per credenti, e che forniva anche spunti.
Di lì a poco è partito il loro forum (anche se tutti i contenuti prima del 2008 non sono più reperibili senza username e password, mi sa), e sono stati seguiti a breve termine anche da Luogocomune, che nel settembre 2005 posta il primo messaggio sul proprio forum relativo alle scie, e nel marzo 2006 il primo articolo nella Homepage.
Tra sciechimiche.org e Luogocomune, nascono i primi rappresentanti di spicco della teoria scie chimiche, che al momento si basa soprattutto su foto e video personali, e prende molto dal lavoro di Carnicom (uno dei principali siti americani che si occupa della faccenda, ma già dal 2001). Due di questi personaggi che provengono da sciechimiche.org, sono veramente MOLTO noti, e si tratta di Zret e Straker, conosciuti oggi come i fratelli Antonio e Rosario Marcianò, che dopo aver aperto entrambi, il proprio blog personale (sempre più o meno nel 2006), il 27 settembre 2007, annunciano (mediante un post di Straker sul forum) l’intenzione di smettere di collaborare con il sito e di mettersi in proprio. Dal 2007 al 2008, fino al 2011 creeranno la loro numerosa serie di blog, nota come gruppo dei blog tanker enemy. Nel 2007 si accoda alla questione Tom Bosco, sul forum Nexus.
Non posso fare a meno di segnalare Giulietto Chiesa, sempre attorno al 2006, ma dato che a tutt'oggi non trovo gran materiale sul suo lavoro, non voglio dare notizie sbagliate.
Nel tardo 2006, la questione si affronta su Focus, e anche se già presente prima, comincia a venire fuori a gran voce, la parte detrattrice della faccenda. Cominciano ad esserci le prime voci discordanti, e quando qualcuno pone dei dubbi, viene in fretta categorizzato come “non risvegliato” prima, e pagato poi, per finire tutti nella voce debunkers, utilizzata in modo dispregiativo.
Dal febbraio 2007 comincia ad occuparsene Attivissimo, noto cacciatore di bufale, ed il 30/10/2008 apre anche il blog specifico sul debunking delle scie chimiche.
Assieme a Paolo Attivissimo, tutta una serie di blog si fanno strada, gestiti da persone che ne hanno piene le scatole di sentire cose inesatte (quando non falsificazioni belle e buone) senza avere la possibilità di ribattere. E qui vengono fuori personaggi come La Tigre della Malora, Axlman, eSSSe, Nico Murdok, ma anche noti studiosi come Cuorenero, Simone Angioni e Gianni Comoretto, per finire con chi invece è semplicemente diventato vittima di persecuzione (e penso a ad esempio al sig. Angelo Nigrelli, allora conosciuto come Wasp, ma non solo). Ne ho nominati sempre e solo una microscopica parte, di ogni categoria, solo per dare il senso generale.
A queste voci si aggiungono anche quelle di chi ha affrontato la questione scie chimiche, credendoci, ma con approccio scientifico, e ha scoperto che quello in cui credeva era una bufala, tra cui Massimo Santacroce, Marcovi, ed anche uno degli amministratori del forum sciechimiche,org Rev.Stone. Spesso è risultato che chi ci credeva, ma ha cercato una spiegazione scientifica, ha poi fornito alcuni tra gli strumenti e risultati più interessanti in assoluto, per mostrare e comprendere il fenomeno.
La faccenda, sta lentamente ma inesorabilmente traslando dai blog a facebook (e lo sappiamo perché siamo qua a leggere), molti dei blog degli scettici sono ormai fermi, così come molti forum, tranne qualche sporadico ritorno di fiamma tipo Luogocomune.
Il problema inoltre, è stato che la questione in sé ha perso un po’ la spinta iniziale, anche perché le vicende spesso assurdamente ridicole che hanno visto protagonisti i fratelli Marcianò, hanno ben poco a vedere con le scie chimiche, ormai solo una scusa di fondo e non certo motivo di studio, ed hanno interessato invece le vicende personali e giudiziare di loro in primis, e di molti di quelli che sono stati loro malgrado coinvolti. E questo, per assurdo ha fatto molto male all’argomento.
1 – Dalla Storia si dovrebbe imparare
La prima sensazione, è che leggendo i primissimi post, le reciproche posizioni (a parte qualche defezione dal lato sciachimista), non si sono spostate di un millimetro. Loro sono ancora a dire “guardate il cielo, vogliono sterminarci tutti”. Ma di avvelenamento non è morto nessuno. Noi siamo ancora qui a dire (ormai stanchi) “le proveeeeeeee......” e non le abbiamo ancora ricevute.
Più di una discussione, se letta con attenzione, finisce col tipico scambio “Quindi, per questo questo e questo motivo, le scie chimiche sono una bufala”.. “Tu dici... ma io ti dico, che SENTO che sono vere, le vedo coi miei occhi”
Per cui, a ben vedere, tutto quello che serve è noto fin da subito, fino dai primi battiti, ma loro non hanno imparato proprio nulla. Mi chiedo quanti sciachimisti si siano letti tutti i blog sulla questione...
2 – Se fosse una bufala, perché tanto accanimento?
Beh... a giudicare dal fatto che moltissimi blog sono ormai fermi, e che molti forum si sono ridotti un sacco, prima che facebook desse nuova linfa alla questione, molti debunkers si erano già stancati. Quindi in realtà è successo quello che i complottisti dicono sempre. Quello che c’è da dire è già stato detto. E dato che è una bufala, molti hanno lasciato perdere.
3 – Chi ride, siamo noi.
Anche se gli elementi caldi esistono da entrambe le parti, c’è da SEMPRE, fin dai primi vagiti della questione, un punto che non è provante, ma che è un FORTISSIMO indizio per capire dove sta la verità.
Gli sciachimisti sono anni (quasi 10, in Italia ormai) che scrivono “maledetti”, “disinformatori”, “assassini” e “la pagherete”. Sono anni che chiudono i loro blog a pochi ristretti. Sono anni che offendono in maniera violenta, chi non la pensa come loro ed espone dubbi.
Gli scettici, sono anni che inizialmente spiegano con calma, argomentano ma poi o abbandonano, o passano alla perculata. Nessun rancore, nessun odio, solo divertimento.
Questo la dice lunga.
4 – Profonda gratitudine.
Leggendo e rileggendo i completi e puntuali interventi, di chi si è fatto il mazzo anni fa, nel tentativo disperato di aprire gli occhi a chi non vuol vedere, di dir le cose al sordo che non vuol sentire, provo un senso enorme di profonda gratitudine.
Per quella settimana in cui anche io ho creduto alle scie chimiche, mentre da un lato non potevo porre dubbi, dall’altro gente come Nico Murdok, eSSSe, axlman, il peyote, TdM, Santacroce e tutti gli altri, mi hanno ascoltato, dato risposte, accolto. A loro va il mio primo grazie.
Agli altri, magari non sentiti direttamente, magari non incontrati, e che magari avevano già terminato di occuparsene quando ho cominciato io, dai quali ho letteralmente attinto come se fosse acqua pura, dai loro blog, dai loro testi e dalle loro spiegazioni, va il mio secondo, enorme grazie. E nel tentativo vano di ringraziarli tutti, ma proprio tutti, tento di lasciare qua un elenco di come ho fatto a capire che le scie chimiche fossero una cavolata, prima ancora di capire cosa fossero.
GRAZIE, GRAZIE, ed ancora GRAZIE.
(C’è gente che non ho menzionato, perché ho la memoria corta, chiedo scusa, ma anche a loro va la mia gratitudine)
P.s.: *** Ovviamente, se qualcuno ha aneddoti, correzioni, aggiunte, sono molto più che ben accetti ***

Il Calabrone e la Scienza.

Capita spesso, durante una disquisizione, anche sulle scie chimiche, che l’interlocutore, una volta messo di fronte a prove o deduzioni, che fondano la base sulla scienza, ci definisca scientisti, inteso come una sorta di dispregiativo. In genere, il passaggio successivo, è che la Scienza non può spiegare tutto, che spesso si sbaglia e via discorrendo.
1 – La scienza non può spiegare tutto
Non credo che nessuno abbia mai affermato nulla di simile. Ma spesso, per comodo, i complottisti confondo questo assunto, col fatto che un fenomeno può essere spiegato nella sua interezza, come ad esempio le scie. Attualmente non esiste aspetto della formazione o caratteristica delle scie, che non abbia almeno un paper di studi al riguardo.
2 – Il Calabrone non può volare, lui non lo sa e vola lo stesso.
Questa frase, mi è stata riportata un sacco di volte, e nelle intenzioni dell’interlocutore, si vorrebbe smontare il fatto che si possano usare argomentazioni scientifiche come base delle dimostrazioni sulla questione in discussione.
Beh, tanto per capirci, la frase è una bufala.
O meglio, agli inizi del ‘900, alcuni entomologi, provarono ad applicare le equazioni della resistenza dell’aria sull’insetto. I calcoli di allora, mostrarono che teoricamente, il Calabrone non poteva volare.
Ma la Scienza, di fronte ad una situazione del genere, normalmente s’impegna a trovare l’errore. E così è stato. E non si trattava di un errore di calcoli, ma quanto più di applicazione di formule.
Nel caso del Calabrone, si è utilizzato un modello lineare semplificato di profili alari oscillanti. Questo modello assumeva piccole oscillazioni delle ali e nessuna separazione del flusso d’aria attorno ad esse.
Una migliore analisi del movimento delle ali del Calabrone (le ruota mentre le batte in alto e in basso), una misura precisa della velocità con cui batte le ali (circa 200 volte al secondo), e uno studio più approfondito della morfologia dell’ala vera e propria (inizialmente si credeva che fossero lisce, mentre si è notato che invece sono corrugate e questo cambia completamente la dinamica dell’aria su di esse), hanno portato alla conclusione, che la “forza bruta” insita nel volo del Calabrone, porti le sue ali a produrre costantemente uno stallo dinamico.
Uno stallo dinamico, è una condizione in cui, mentre l’ala si muove ad alta velocità, supera l’angolo d’incidenza critica. A differenza dello stallo classico, uno stallo dinamico, per un breve momento, produce prima di perdere portanza, un potere di sollevamento maggiore di quanto farebbe l’ala se si muovesse linearmente nell’aria. Sfruttando questa caratteristica dello stallo dinamico, e producendolo in continuazione, il Calabrone riesce tranquillamente a sollevare il suo peso per aria.
3 – I modelli cambiano
Questo fa la Scienza. Se viene trovato un errore, lo si cerca, lo si corregge e si va avanti. Il Calabrone ha mostrato sì un errore, ma non nei calcoli, ma nell’aver applicato quelli sbagliati invece di quelli giusti. Ha mostrato che si è data per scontata la sua meccanica di volo.
Per le scie, il principio è lo stesso. I sostenitori spesso, non si rendono conto di aver fatto lo stesso errore, di continuare ad applicare le considerazioni sbagliate. Danno per scontato di conoscere le meccaniche che le generano, senza conoscerle effettivamente.
Per assurdo, uno scienziato, se vedesse il 2 Giugno, un aereo che rilascia una scia di condensa da gas di scarico, a 1000 metri di quota, prima di credere ad una cospirazione, cercherebbe di capire se il modello attuale è sbagliato, se c’è qualcosa che non sa sull’atmosfera di quel giorno o sul tipo di ali e motore utilizzati, e via discorrendo. Aggiornerebbe cioè i modelli, a fronte delle nuove informazioni.
Per fortuna però, le scie che vediamo nei cieli, continuano a rispettare TUTTI i principi della fisica e della chimica. Rispettano TUTTE le proprietà che ci si aspettano dal ghiaccio. Rispettano tutti gli studi compiuti dai meteorologi, dagli ingegneri aeronautici e dagli studiosi.
Per cui, al momento, non c’è nessun modello da cambiare. Con buona pace di chi ci dice che non possiamo essere sicuri che qualcosa debba ancora essere scoperto riguardo alle scie, finché tutto conferma quanto studiato, supposto, sperimentato e verificato fino ad oggi, non c’è motivo di dubitare granché

Le vere Irrorazioni Clandestine

1 – Premessa
Chi ci accusa di essere “negazionisti”, afferma spesso che neghiamo l’esistenza di qualunque prova a favore di una teoria che vogliamo dimostrare errata, senza nemmeno curarci di sapere se tale prova fosse valida o no. Beh, questo non è vero, il problema è che, se anche qualche punto della teoria si rivela esatto, la correlazione di questo punto risulta poi errata, e infine risulta errata la teoria nel suo complesso. Ma questo non vuol dire che non sappiamo riconoscere cosa ci sia di vero e cosa no. Il nostro punto di forza, è che pur riconoscendo cosa può essere vero, sappiamo anche correlarlo a dovere nel quadro complessivo delle cose.
Esiste un’affermazione, fatta da molti sostenitori della teoria delle scie chimiche, vera puntuale e precisa. E schiacciante anche.
2 – Le irrorazioni clandestine.
Dal 1953 al 1964, il governo inglese, ha segretamente “irrorato” gli ignari cittadini inglesi, utilizzando principalmente aerei.
No, non è una bufala.
Il link alla storia completa è http://www.nr23.net/govt/spray.htm , nel quale trovate anche i link ai pdf dei documenti che nel 2000 il governo inglese ha desecretato.
Gli scopi erano sperimentali. Il governo, voleva vedere quali potevano essere i risultati di una guerra chimica per dispersione aerea. Sono state predisposte missioni di dispersione via aerea, via nave ed anche da basi collocate a terra.
3 – Il composto
Il composto utilizzato è il solfuro di Zinco Cadmio (ZnCdS), e se lo cercate su wikipedia (http://en.wikipedia.org/wiki/Zinc_cadmium_sulfide) viene fatto riferimento subito all'operazione LAC (Large Area Coverage, ovvero Copertura di un’Area Larga), che è la controparte statunitense del medesimo esperimento (http://en.wikipedia.org/wiki/Operation_LAC) nel quale si è anche utilizzato un agente batteriologico (http://it.wikipedia.org/wiki/Bacillus_subtilis ) che fino al 2004 era considerato non patogeno umano. Ora la sua classificazione è cambiata, pur rimanendo un batterio comune nel terreno e statisticamente innocuo.
Lo ZnCdS, è stato utilizzato in quanto, se illuminato con ultravioletti, risulta fluorescente, ed è quindi facilmente individuabile, ed è pure possibile effettuare la conta delle particelle disperse, e quindi la raccolta dei risultati.
4 – I rischi per la salute
La vera manchevolezza nelle operazioni di test, è stato il non considerare all’inizio i rischi per la salute, e una delle critiche più feroci all'operazione desecretata, è appunto l’aver utilizzato la gran Bretagna, come laboratorio di test.
I rischi, comunque (derivati soprattutto dal Cadmio), sono oggi stati valutati con uno studio reperibile ahttp://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1740210/pdf/v059p00013.pdf, dove si fa notare che i 4 operatori adibiti alle irrorazioni (in teoria i più esposti) non si sono ammalati con patologie riconducibili al Cadmio e che calcolando la dispersione (e il documento fa notare che sono stati irrorati soprattutto i campi di volo) e l’assunzione, nel caso peggiore, il singolo individuo ha assunto la stessa quantità di cadmio che si assume fumando 100 sigarette, o vivendo da 12 a 100 giorni, in un ambiente urbano.
5 – Scie chimiche?
Queste potrebbero essere tranquillamente considerate scie chimiche, ma nonostante ciò, nulla centrano con le scie chimiche di cui si parla oggi.
Primo: gli aerei passavano a 300 metri, massimo, dal suolo. A quote più alte, la dispersione sarebbe stata troppa.
Secondo: si vede bene che i composti non sono dispersi dai motori, ma da un meccanismo apposito
Terzo: la fugace scia del composto, si disperse istantaneamente, non persiste neanche un secondo.
Questo è verificabile, guardando uno dei video che documentano il fatto:https://www.youtube.com/watch?v=HkWv1hk0vEo
6 - Conclusioni
Siamo in grado tranquillamente di ammettere che le irrorazioni clandestine, ad opera del governo, come test di agenti chimici e batteriologici, condotti con aerei, navi, da terra, sono esistite. Ma siamo anche in grado di capire che la cosa non c’entra nulla con le scie di condensa degli aerei, spacciate per qualcos'altro.
In definitiva, i complottisti, riescono ad aver torto, anche quando hanno ragione.

Dal RADAR a FlightRadar24, seconda parte

5 – Flightradar
Esistono siti (flightradar24 e Planefinder, appunto) che raccolgono le informazioni disponibili trasmesse dagli aerei equipaggiati con transponder ADS-B, e le mostrano su di una mappa. Questi siti forniscono, oltre alla posizione dell’aereo, un sacco di informazioni molto interessati tra cui il nome del volo, il CallSign, le marche, lo squawk (ovvero il codice di quattro cifre ottali), la groundspeed, la rotta, l’altitudine e la velocità verticale. Entrambi i siti menzionati, sono collegati anche ad un database delle rotte e dei voli, per sapere quale volo si sta guardando, in termini di partenza e destinazione.
Ai fini della teoria delle scie chimiche, questo risulta utile perché così si possono identificare gli aerei che rilasciano scie, e verificare rapidamente la loro quota.
I dati sono presi da una rete di 3000 ricevitori, messi a disposizione da volontari appassionati del radar spotting.
6 – Realtà Aumentata
Una interessante variante dei siti, è la rispettiva app per iPhone, che include anche una versione della visualizzazione con realtà aumentata. Significa che basta puntare la telecamera in direzione dell’aereo che si vede, e questa aggiunge alla visuale presa dalla telecamera, le informazioni relative a ciò che si sta osservando. E’ molto più facile identificare un aereo in questa maniera, piuttosto che osservare la cartina ed il cielo.
E come si vede dalle prime tre foto allegate, la quota a cui gli aerei generano condensa, è sempre molto alta, a conferma che le condizioni SONO rispettate.



7 – Problematiche
A volte capita che un aereo, non sia segnalato su flightradar. Questo perché solo il 60/70% della flotta attuale è equipaggiato con transponder ADS-B (oppure Modo-S, per quei ricevitori che captano anche quei segnali) giacché si sta cercando di aggiornare le infrastrutture, ma non è ancora obbligatoria come dotazione. Sulle FAQ di flightradar, (http://www.flightradar24.com/faq/ ) spiega quali modelli, usualmente ne sono dotati.
Altre volte, è possibile che la rete non abbia rilevato quel contatto, o che l’aereo non sia in una zona in cui c’è copertura. E’ utile confrontare tutti e due i siti contemporaneamente. Come si vede nella quarta immagine, ad esempio, nello stesso momento, flightradar24 identificava un aereo mentre planefinder no.

E’ possibile che alcuni dati del volo, non siano corretti. Alcuni dati vengono protetti, per taluni voli, per motivi di sicurezza.
Altre volte può succedere che venga indicata una rotta non corretta. Anche questo è spiegato molto bene nelle FAQ, e può avvenire perché i dati di rotta non vengono trasmessi dall'aereo, ma vengono letti da un grosso database di programmazioni di linee aeree e aeroporti, cercando il relativo Flight number. Le ragioni per cui al flight number rilevato, non corrisponda la rotta reale possono essere: modifiche al piano di volo per svariate ragioni (tra cui il tempo atmosferico), CallSign inseriti male o non aggiornati nel transponder, errori nel database, lunghi ritardi nei voli che sballano le corrispondenze del database e via discorrendo.
8 – Rotte anomale
A parte tutte le considerazioni sul fatto che una rotta è anomala, solo quando non si sa cosa sta facendo quel particolare mezzo, e che il fatto che non si capisca la sua rotta, non c’entra nulla col fatto che possa o meno irrorare, e per le presunte rotte anomale, rimando ai numerosi spiegoni al riguardo, c’è un caso particolare tipico di siti come questi, di cui voglio parlare. Mi riferisco al caso mostrato nella quinta foto allegata, ovvero quando un aereo, sembra arrivare verso un determinato aeroporto, ma poi pare che non atterri e torni indietro.
Questo avviene, perché il plotter della rotta, non tiene traccia di TUTTI i punti della rotta, me ne prende alcuni ad intervalli regolari (e questi intervalli sono spesso molto ampi).
Come mostrato, nella figura a fianco la rotta è stata memorizzata fino al punto 1, l’aereo è atterrato (il segnale dell’ADS-B non è più stato ricevuto) e poi è ridecollato. Al punto 2, di nuovo l’aereo è diventato identificabile, per cui il plotter ha collegato direttamente i punti 1 e 2. Ma nel frattempo, l’aereo è atterrato e poi ripartito. Se si controllano i dati della rotta, in questi casi, spesso si vede che l’aereo in questione, sta percorrendo la rotta di ritorno.

9 – Complotti?
Si dice spesso, che flightradar, mostri informazioni di quota fasulle, per coprire le attività di irrorazione clandestina (es. 10000 metri, invece di 2000....)
Sapendo come funziona il metodo di rilevamento del traffico, ed il fatto che in siti come flightradar i dati siano presi da utenti e non solo dalle infrastrutture aeroportuali, ecco che il mito per cui flightradar mostri dei dati fasulli cade (oppure i 3000 volontari, di cui chiunque può far parte, che hanno un ricevitore ed inviano i dati a flightradar, sono tutti pagati...... ma vabbé).
Inoltre, dato che i dati che rileviamo dai ricevitori, sono gli STESSI CHE RILEVANO anche gli aeromobili, (perché i dati di quota che gli aerei mostrano sul display del Sistema di Allerta Controllo Traffico, ovvero il TCAS, non sono ritrasmessi da terra, ma presi direttamente da ciò che trasmettono gli aerei vicini) mette una pietra tombale all’ipotesi di complotto su flightradar et similia. Che senso avrebbe per un aereo che deve evitare una collisione, ricevere dati sbagliati sulla quota degli aerei vicini?
10 – Conclusioni
L’uso di flightradar, mostra essenzialmente due cose. Che gli aerei rilevabili, sono sempre ad una quota idonea per le scie, e che passano sopra la nostra testa molti più aerei di quanto non si noti.
Se trovo un aereo non indicato, o che presenta dati anomali, viste tutte le casistiche sopra riportate, beh.... non vuol dire proprio nulla