lunedì 30 giugno 2014

I Bias 2, la vendetta – Ovvero istinto Vs razionalità

Ci tengo a insistere su questo commento, perché uno dei problemi dei bias, è che chi ne é affetto non è in grado di accorgersene, molto spesso. I bias sono un meccanismo istintivo, e la dose di razionalità richiesta necessaria a vincerli è elevata.
1 – Un esempio di aviazione.
Chi comincia il corso di ultraleggero, resta spesso spiazzato inizialmente perché la quantità di preconcetti che deve eliminare prima di poterne pilotare uno è enorme. Tanto per fare un esempio, chiunque abituato a guidare un’automobile sa che si volta con le mani, e si accelera con i piedi. Normalmente su un piccolo aeromobile, è l’opposto: a terra si curva con i piedi mentre la velocità è determinata con la mano.
Per cui l’addestramento su di un aeromobile, serve proprio per eliminare l’istinto imperante da parte del pilota e sostituirlo con le procedure sia imparate a memoria, sia capite a fondo. Ma veniamo al nostro esempio.
2 – L’angolo di incidenza.
(Nota per i puristi dell’aviazione, le spiegazioni che seguono, sono per chiarire il concetto dello spiegone, per cui sono semplificate in buona parte, non vogliatemene)
Mentre un aereo vola attraverso una massa d’aria, la stessa che gli scorre addosso viene detta vento relativo. (Relativo, perché lo si sente solo rispetto all'aereo: se l’aereo si potesse fermare di colpo a mezz'aria come un pallone aerostatico, si muoverebbe assieme alla massa d’aria, e per lui il vento sarebbe nullo)
L’angolo tra il vento relativo e l’ala (o più precisamente la corda alare http://it.wikipedia.org/wiki/Corda_alare ) viene detto angolo d’incidenza (o angolo d’attacco). L’angolo d’incidenza è fondamentale nel volo. Si gestisce principalmente usando la barra di comando (o la cloche, a seconda). Con alti angoli d’incidenza, la velocità dell’aereo è bassa, con bassi angoli d’incidenza, invece, la velocità sarà alta. Questo è uno dei motivi per cui gli aerei atterrano con assetti cabrati, prima di toccare sulla pista. L’aereo che punta leggermente in alto, permette all'ala di scontrarsi col vento relativo, con un alto angolo d’incidenza e quindi andare più piano.
Esiste però, un angolo limite, detto angolo critico, oltre il quale l’ala non genera più portanza sufficiente a sostenere il peso dell’aereo. Quando l’ala raggiunge questa condizione, si dice che è in stallo. Quando l’ala è in stallo, l’aereo perde rapidamente quota, praticamente cade.
Ora, in una situazione del genere (ammesso e non concesso che capiti ad una quota tale, per cui ci sia il tempo di fare qualcosa), se seguissimo l’istinto, ci verrebbe da tirare la barra verso di noi, per sollevare il muso dell’aereo e contrastare la caduta. Niente di più naturale. Niente di più sbagliato. Se teniamo tirata la barra verso di noi, l’ala continuerà a mantenere il suo angolo d’attacco elevato, e l’aereo non uscirà dalla situazione di stallo, continuando a cadere. Se invece seguiamo la logica, capiamo che stiamo stallando e che la cosa è dovuta all'angolo d’attacco elevato, invece che tirare la barra verso di noi, la allontaneremo, facendo puntare il muso dell’aereo verso il basso (completamente innaturale, certo), ma riducendo così l’angolo d’attacco, permettendo all'aereo quindi di accelerare e di ricominciare a volare. Riottenuti l’angolo e la velocità necessari, avremo riottenuto anche il controllo dell’aereo e saremo usciti dallo stallo. A quel punto si può di nuovo risollevare il muso e riprendere il volo.
Ovviamente, questo è un caso estremo, ma spiega bene il concetto che l’istinto è fondamentale, ma spesso la logica può dove questo non riesce, e che occorre una grande forza mentale, per abbandonare le certezze dell’istinto.
3 – Il Bias
Di recente, stavo affrontando una discussione sulle scie. Sia io che l’interlocutore eravamo molto pacati. Io da un lato proponevo la mia solita spiegazione del perché il cielo e cambiato, del perché le scie si notano di più adesso, ma soprattutto del perché non si notavano prima (cosa dovuta ai bias).
Non mi è mai venuto in mente, ma io sono la prova vivente, che le scie si notano solo quando le si tengono in considerazione. Sfogliando le mie foto digitali (ne ho dal 2000 ad oggi), ho foto delle scie solo da quando ho cominciato ad interessarmene, cioè dal 2011. Prima, di foto di scie (pur avendo un sacco di foto), ne ho trovata una sola, del 2008. Quindi devo dedurre secondo il loro stesso ragionamento che prima del 2011, le scie chimiche non esistevano? Devo seguire il mio bias? O devo dar retta alla logica, ed alla ragione? 
4 – Chi è affetto da bias non se ne rende conto.
La discussione di cui sopra è terminata così:
Io: “Qua siamo ad un punto morto. Io continuerò a guardare paper e calcoli, poiché molti di quelli li posso verificare di persona, e molti sono verificati dalla peer review (che ti giuro, è avida di trovare errori).”
Lui: “Il mio (approccio NdR) è vero, si basa essenzialmente su una delle poche cose di cui posso ancora fidarmi, ovvero la mia memoria ed i miei occhi.
Ed è per questo che, in generale, tendo un po' a diffidare da spiegazioni date come scientifiche, quando queste sento che non combaciano con quella che è la percezione di un evento osservato... quando senti che sfuggono a quel minimo senso di logica e di ragione che ciascuno di noi credo abbia, pur non essendo degli scienziati o plurilaureati.”
Per cui, non importa quante prove, documenti, e obiezioni porti. La logica, di chi sta incorrendo in uno o più bias, è determinata solo dal fatto che ritiene logico e razionale, quello che conferma il suo istinto (la sua memoria e quello che lui vede).
E contro questo c’è poca speranza.

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