lunedì 30 giugno 2014

Rotte anomale, seconda parte.

3 – Non è per nulla facile osservare correttamente delle scie in cielo
L’osservazione di scie in cielo, ed il relativo determinarne la posizione nella spazialità dello stesso, non è una cosa semplice. Questa difficoltà è dovuta al fatto che rappresentano quanto di più difficile da valutare.
In cielo, non ci sono punti di riferimento. Pertanto, non avendo nulla con cui confrontare ciò che vediamo, è particolarmente difficile determinarne, ad esempio le dimensioni. Esempio tipico di ciò, è la Luna. Quando questa è all'orizzonte, generalmente, tende a sembrarci grande, perché spesso è subito sopra, o molto vicino (otticamente) a delle case, o ad un paesaggio, ed il nostro cervello la confronta con quello che ha vicino. Quando è alta nel cielo, ci sembra più piccola, poiché non c’è nulla otticamente vicino con cui confrontarla. Invece la Luna, è sempre grande uguale, all'interno di una stessa serata. Senza punti di riferimento, un oggetto ci sembrerà grande, esattamente quanto il nostro cervello “presume” che sia.
Noi abbiamo una visione tridimensionale, detta stereoscopica perché usa appunto due occhi, che ci permette di percepire la distanza di un oggetto. Solo che questa capacità (detta stereopsi primaria), funziona solo nei primi 30 metri di distanza da noi. Oltre i trenta metri, non c’è differenza tra la visione binoculare, o la visione monoculare. La distanza, non viene percepita fisicamente, ma viene percepita mediante l’interpretazione del nostro cervello, che sfrutta i cosiddetti “indici di profondità”, ovvero quegli elementi dell’immagine, che gli fanno capire quanto può essere distante un determinato oggetto. Ad esempio, se un oggetto A copre parte di un oggetto B, il nostro cervello ci farà percepire che B è più lontano. Inoltre la distanza percepita, dipende dalle conoscenze che ha il cervello, rispetto a quello che guarda. Per fare un esempio, un aereo che passa, se non ho un’idea precisa di quanto sia grande, può benissimo sembrarmi molto più basso di quanto sia realmente.
La prospettiva inganna. Bisogna ricordare, che non percependo la profondità in maniera precisa, la prospettiva (deformando naturalmente gli oggetti osservati) può ingannare parecchio. Uno dei casi più estremi, è ad esempio, l’osservare una scia molto lontana e bassa sull'orizzonte, diretta esattamente verso di noi. Sicché vista dal nostro punto di vista ci sembrerà una linea diritta che parte da poco sopra l’orizzonte ed avanza verso il blu del cielo, e che non siamo in grado di vedere che l’inizio e la fine della scia sono a distanze diversissime rispetto a noi, la stessa ci sembrerà verticale, più appropriata ad un missile che ad un aereo, anche se in realtà, è orizzontale, solo girata perpendicolarmente ai nostri occhi
Le scie sono spesso visivamente coperte da nuvole o formazioni, che di base non sono sempre del tutto opache. E nel sovrapporsi di oggetti, che sono semitrasparenti, spesso il nostro cervello non è in grado di determinare cosa è sotto e cosa sopra.
Inoltre le scie possono essere luminosissime, in quanto formate da cristalli di ghiaccio, che fungono da lenti ideali, e trasformano la scia, in un diffusore naturale della luce del sole che le colpisce da sopra. Il fatto che siano (viste da terra) molto luminose, può portare a vederle nitidamente, anche se si trovano dietro un cumulo molto opaco, creando l’illusione che siano sotto di esso.
Per i motivi descritti sopra, se due scie non sono esattamente parallele, è molto probabile che visivamente si incrocino. L’incrocio visuale non significa incrocio reale. Generalmente, le scie sono a quote anche molto diverse, ma incrociandosi visivamente, e non avendo modo noi di capire quale sia sotto e quale sia sopra, verranno percepite dal nostro cervello come alla stessa quota.
Quindi le problematiche dell’osservare una scia sono la mancanza di punti di riferimento, la mancanza di una visione tridimensionale, la dipendenza del nostro cervello per la determinazione della distanza alle sue conoscenze pregresse, la difficoltà nel percepire gli indici di profondità in quanto le nubi possono essere semitrasparenti e le scie particolarmente luminose, la deformazione prospettica, la enorme distanza che solitamente c’è dall'osservatore, e la non conoscenza diretta delle dimensioni delle stesse.
Questi problemi, esistono e persistono anche nella determinazione di eventuali anomalie nelle rotte degli aerei che hanno lasciato le suddette scie di condensa. Motivo per cui, almeno per determinare correttamente l’altezza di una scia rispetto al terreno, si consiglia una misurazione, piuttosto che una valutazione ottica.
(Ma del resto, più di metà degli sciachimsiti, è convinta di capire le altezze degli oggetti “ad occhio”...)

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